I prossimi obiettivi di Matteo Berrettini: dopo Djokovic, ora bisogna ritrovare continuità
Il tennista romano si è regalato una splendida soddisfazione: sconfiggere la sua grande nemesi del 2021. E ora può puntare al ritorno tra i grandi
Scherza in campo e fuori, sta bene, sorride. Ed è così che anche il suo livello ne risente: è un Matteo Berrettini che, finalmente, è tornato a dire la sua contro i migliori tennisti al mondo. Si è fermata ai quarti di finale, contro l’inglese Jack Draper, la corsa del tennista italiano all’ATP 500 di Doha. Una sconfitta, però, che è arrivata dopo che Berrettini ha superato il primo turno contro uno dei più forti nella storia, Novak Djokovic. Poi ha eliminato, non senza difficoltà, l’olandese Tallon Griekspoor, contro cui aveva perso al 250 di Rotterdam. E alla fine ha dovuto cedere in tre set contro Draper. Nonostante abbia perso, l’italiano ha mostrato un livello ben più alto rispetto alle ultime uscite stagionali. Un miglioramento che è lo stesso azzurro a riconoscersi:
“Ho avuto bisogno di giocare partite, di sentire la competizione, a volte anche di perdere, per poter sentire la rabbia e la tristezza e tornare più forte. Adesso sento di essere tra i migliori”
L’obiettivo è migliorarsi, non è ancora il momento di contare i trofei
Così è stato, si potrebbe dire. Poco importa che non sia riuscito a vincere il trofeo: l’importante era giocare quanto più possibile, contro giocatori di alto livello e, magari, togliersi qualche soddisfazione. Berrettini, però, forse è riuscito anche a fare di meglio. Perché, a tratti, è sembrato ingiocabile. Già a partire dal debutto contro Djokovic, colui che nel 2021 lo aveva privato del primo Slam in carriera, a Wimbledon, sconfiggendolo, e che il romano non aveva mai sconfitto. Dopo un primo set comunque piuttosto equilibrato, l’italiano è salito di livello, grazie a un diritto devastante e a un servizio quasi imprendibile (14 ace). Il serbo, suo malgrado, non ha potuto far altro che accettare la sconfitta:
“Senza alcun dubbio posso dire che non ci sono scuse per questa sconfitta: Berrettini ha giocato molto meglio di me, meritando il passaggio del turno agli ottavi di finale”.
Il tennista italiano, dunque, si è fissato l’obiettivo: migliorarsi. Lo scorso anno, che lui aveva iniziato fuori dai migliori 100 al mondo, Berrettini ha vinto tre trofei - il terzo dietro a Jannik Sinner e Carlos Alcaraz -, ma non ha mai superato la categoria dei 250. E nei tornei più importanti è quasi sempre uscito nei primi turni, a volte anche per sfortuna nel sorteggio (come a Wimbledon 2024, quando ha dovuto sfidare al secondo turno Sinner, già numero uno al mondo). Ora, invece, l’obiettivo potrebbe essere cercare proprio di migliorare lo score nei 500 e, perché no, anche nei 1000. Un miglioramento che, però, passa dalla sua posizione in classifica. Nei sorteggi, infatti, essere numero 35 (la posizione con cui Berrettini ha iniziato la settimana) o essere numero 30 (la sua posizione a partire da domani, lunedì 24 febbraio) fa tutta la differenza del mondo: in questo ultimo caso, infatti, si rientra tra le 32 teste di serie dei Masters 1000, che saltano il primo turno, usufruendo del bye, e non possono affrontarsi tra loro se non a partire dagli ottavi di finale (o terzo turno). Una situazione completamente diversa rispetto alla possibilità di giocare una partita in più - che a questi livelli è sempre un trick or treat - o di affrontare i più forti al mondo. “Ma prima o poi dovrà comunque sfidarli”, potrebbe obiettare qualcuno. A parte che non è detto, perché, come successo ad Alexander Zverev a Rio De Janeiro o a Carlos Alcaraz proprio a Doha, non sempre vince il più forte, ma il più bravo. E, in ogni caso, arrivare a sfidare i migliori, nella maggior parte dei casi, vuol dire superare diversi turni. E, quindi, tanti punti in più in classifica.
A caccia di continuità
Servirà, dunque, ritrovare quella continuità che forse è mancata allo stesso Berrettini anche nel 2024, l’anno del suo pieno ritorno nel circuito. Sarà stato per qualche malessere fisico che, purtroppo c’è stato comunque, o anche per la situazione non proprio rosea in classifica. Ma quando è stato bene e contro avversari tutto sommato alla portata, il tennista romano non ha mai deluso. Anzi, ha anche impressionato, come quando ha vinto due tornei di fila (i 250 di Kitzbuhel e Gstaad), un’impresa che non riesce a chiunque. È stata, però, solo una fase transitoria e su altri terreni, come il cemento, l’italiano ha fatto tantissima fatica. Basta leggere i numeri: 10 vittorie su 19 partite (poco più del 50%) sono arrivate sui campi duri. Sulla terra rossa? 15 su 16, quasi il 100% di win rate.
Potrebbe essere questo, dunque, il prossimo step di Berrettini. Cercare di mantenere costante la soglia d’attenzione e arrivare in fondo in quasi tutti tornei. Vorrebbe dire vincere almeno una o due partite per ogni torneo: non è assolutamente semplice, è vero, ma è comunque alla portata di un ex top 10. Già a partire dal prossimo impegno, all’ATP 500 di Dubai, dove, salvo incredibili colpi di scena, Berrettini dovrebbe scendere in campo contro il francese Gaël Monfils. Anche in questo caso, non sarà un match dal risultato scontato, anche perché lo stesso transalpino, a 38 anni suonati, si è reso protagonista di una fantastica corsa durante gli ultimi Australian Open, che ha concluso agli ottavi di finale, ma solo a causa di un infortunio che lo ha costretto a ritirarsi. Il sorteggio, quindi, non ha sorriso all’italiano, anche perché, qualora riuscisse a superare lo scoglio Monfils, comunque ostico, si ritroverebbe di fronte, di nuovo, un ex top 10: il bulgaro Grigor Dimitrov. Ai quarti, poi, incrocerebbe il greco Stefanos Tsitsipas, numero 4 del seed, e poi, in una eventuale semifinale, il russo Daniil Medvedev. Non proprio la migliore delle prospettive, specialmente sul cemento, ma dopo aver sconfitto Djokovic, è arrivato il momento, per Berrettini, di non porsi più dei limiti.